Rhizopogon melanogastroides M. Lange (1957)

Etimologia: Rhizopogon, dal greco “rhíza”= radice e da “pógon” barba, per la presenza di ife rizomorfe che ricoprono la superficie del carpoforo, e melanogastroides, dal hgreco “mélas -anos”= nero, e da gastér –trós”= stomaco, letteralmente con le interiara nere, cioè con la glebra nera, e da “oides”= simile a, per la somiglianza dei suoi congeneri.

 

Gastrocarpo 10-25 mm di diametro, inizialmente ipogeo, poi affiorante, di forma irregolare, più o meno sferica, ma anche reniforme, bitorzoluto-lobato, con rari residui di cordoni miceliari alla base.
Peridio di spessore abbastanza variabile, in alcune zone 50-100 µm, in altre fino a 200-250 µm, ife irregolari intrecciate, di tipo tricoderma, settate, larghe 5-6 µm; giunti a fibbia non osservati, pigmento giallastro in acqua, come in Rhizopogon roseolus e R. abietis. Superfice bambagiosa, feltrata, bianca, rosa-brunastra dove manipolata; in alcune porzioni del basidioma si intravedono le cellette della gleba.
Gleba struttura a cellette irregolari da 1 a 3 mm, da rotonde a labirinti formi, da rosato carnicino a bruno nerastro a maturazione, vene sterili grigiastre.
Habitat prateria alpina, tra Camedrio alpino(Dryas octopetala); con Pino mugo var.uncinata. Val del Gallo (Cancano) hslm 1900.
Reazioni macrochimiche peridio con KOH 5% = rosso vermiglio, con FeSO 4 = lentamente verdastro; gleba co KOH 5% = negativa; con FeSO 4 = negativa.

Immagini 2 3

Microscopia: exs. n.980 – 980/1
Spore: 2: di forma irregolare, ogivali, allungate, con base J+ tronca dove è evidenziata una rientranza, 7-10 (-12) x 3,5-4,5 (-6) µm.
Pileipellis:

Ambiente: Prati Alpini oltre la vegetazione


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